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Scrittura Cooperativa V2

non sappiamo dove arriveremo, e noi stessi non abbiamo idea di come faremo.
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24 Jun 2008
Capitolo 1 - Racconto 3 - Aurora boreale



Quando vide per la prima volta l'aurora si trovava in Alaska con Mary e Julian. Era un giugno di quasi ventidue anni fa. Non riusciva neanche a crederci. Sembra sempre una cosa qualunquista dire "Come passa il tempo" ma alla fine veniamo tutti sconfitti dalla realtà: è così.
Si era messo in viaggio dopo essere riuscito a contrattare un periodo di ferie con la scuola. Era da tanto che non se le prendeva. Ormai insegnava e basta, senza mai fermarsi.
Nei momenti dove la scuola era chiusa andava a fare ripetizioni private ad un gruppo di ragazzi scapestrati. Il suo piccolo sogno da insegnante: rimetterli tutti in riga.
Ogni docente ha sempre pensato di poter cambiare il mondo in questo modo, una persona per volta, e lui non faceva certo eccezione. In quelle sere tirava fuori la vera magia dal cappello dell'insegnamento, e li stupiva, per poi venir stupito quando la scuola iniziava.
A volte andava bene, e poteva finalmente vedere il suo sogno prender vita. Altre invece doveva solo constatare la durezza della realtà.

Chiamarla ossessione per l'insegnamento sarebbe stato eccessivo, era amore. Amore puro. Non aveva mai trascurato Mary per questo, ed entrambi si godevano la maturità del proprio rapporto sentimentale.
E proprio per coronarlo avevano deciso di andare in Alaska. Sentiva che andando là avrebbe trovato l'ultimo pezzo del proprio Puzzle. E forse era davvero così. Quello che riuscì a vedere là fu assolutamente unico ed indimenticabile.

Partirono all'alba del 10 Giugno. Al tempo esistevano ancora degli aerei che portavano là.
Hive e Mary erano nell'aeroporto di Londra belli pronti con le valigie strapiene. Quella di Hive era (strano a dirsi) più una libreria che una valigia. Si era comprato tantissimi libri da leggere durante il viaggio e la loro permanenza. Mary d'altro canto era riuscita ad attrezzarsi come solo una vera donna sapeva fare. Julian, con museruola, abbaiava silenzioso e contento accanto a loro. Erano riusciti ad imbarcare anche lui in un apposita parte dell'aereo. Hive era pronto, lo dimostrava anche il suo occhiale doppio strato (chiaro per la notte, scuro per il sole).
Una volta arrivati videro lo sconfinato paesaggio dell'Alaska. Abituati al Londra tutto questo sembrava diverso, lontano. Una distesa di bianco li accoglieva già quando sorvolavano le varie città del paese, ed arrivati a terra era anche più mozzafiato la visione che gli si parava davanti.

Hive riuscì ad assistere al proprio miracolo dopo 4 giorni. Non l'aveva atteso, ma di certo l'aveva sperato. Ci sono cose che nella vita cambiano le persone. Per Hive quel giorno si chiuse un pezzo di storia e se ne aprì un altro. Coronarono il loro amore nel Bear Lake, là Mary, Hive e Julian videro la loro prima Aurora Boreale. Piantati nel mezzo alla neve i due sposi che già avevan superato i quarant'anni si consacrarono nuovamente. Il cane era basito quanto loro.
Hive conservava ancora la foto di quel giorno. Erano tutti e tre ritratti. Il suo momento, la curva della sua vita, non l'avrebbe mai scordata.

La seconda volta che vide l'Aurora arrivò il secondo cambiamento.
Erano passati tanti anni da quel giorno magico, ed il mondo era cambiato, era stato diviso da quel muro così alieno, così inumano.
"E ci dovrebbe proteggere una cosa così?" diceva sempre Mary.
Hive rimaneva sospettoso, ma non andò mai oltre, questo finchè non divenne la sua ossessione.
Ma per far nascere un'ossessione alle volte bisogna perdere qualcosa.

Hive non lavorava più a Londra, si era spostato. Aveva trovato un piccolo appartamento ad un buon prezzo. Il buon prezzo era causato dalla vicinanza del muro. Cinquecento metri circa. Lo vedevi a fondo strada. Hive e Mary furono tra i primi a vedere la famigerata Nebbia. Vederla comparire giorno dopo giorno al termine della strada. Contaminare tutto con un unico tono di colore e trasformando i loro paesaggi.
Era una notte dove la nebbia sembrava più fitta del solito. Il mondo non lo sapeva ma loro sarebbero stati i primi di una lunga serie. Lì iniziava un altro cambiamento, una nuova storia, un incubo.
Julian aveva iniziato ad abbaiare, come se all'interno della nebbia, nel buio iridescente attorno ad essa, vi fosse qualcuno.
"Che succede?" Hive alzò la testa dal libro che stava leggendo. La poltrona lo accoglieva tra le sue braccia, mentre Mary in cucina era a pulire i piatti della cena.
"Ultimamente Julian è sempre più irrequieto. Questa Nebbia mi spaventa sempre più Hive, dovremmo cambiare casa"
"Inizio a pensare che non ci sia altra scelta" rispose " anche se ormai mi ero affezionato. Proverò a vedere se mi concedono un aumento a scuola, altrimenti cercherò un lavoro differente, che ne pensi?"
Distante circa 50 metri da loro Julian abbaiava alle ombre nella nebbia. Ombre inesistenti o forse invisibili. La notte nei dintorni del muro avevano iniziato a comparire alcune lucciole, ma erano rarissime. Si poteva vedere qualche piccolo bagliore, null'altro.
Quella notte era diverso. La nebbia era tangibile, visibile. Aveva una forma e quasi una consistenza. Quando il vento spostava l'aria Hive vedeva qualche filamento di nebbia, come un intreccio di tessuti nell'aria.
"cerca però di non strafare domani con il capo. Non devi licenziarti per forza ok?"
"Tranquilla. Ma Julian non vuole proprio smetterla stasera eh?"
"Vado a prenderlo e portarlo in casa"
Mary si asciugò le mani nell'asciugamano, dopodiché uscì seguendo i rumori del cane che nel frattempo stava correndo sempre più lontano.
Senza che Hive potesse rendersene conto cadde il silenzio.
Nessun passo, nessun abbaiare.
Passò quasi un minuto prima che se ne rendesse conto, poi Hive, dall'alto dei sessanta anni che lo dominavano, scattò in piedi e si diresse alla finestra che dava verso il muro.
Mary era imbambolata a guardare verso l'alto, e così Julian. Sopra di loro c'era esattamente quello che avevano visto in Alaska. Un'aurora boreale di un colore però diverso. Un giallo quasi dorato creava striature imperfette nell'aria che li sovrastava. Mary era vicinissima al muro. Se non fosse stato per quell'Aurora lui non l'avrebbe distinta dal buio.

Poi successe l'inevitabile. Lei porse le mani al cielo, come se ci fosse qualcosa a cui aggrapparsi, o qualcuno da raggiungere.
E cadde a terra.
Fu come se qualcosa fosse stato interrotto e Julian riprese ad abbaiare e poi guaire vicino alla sua padrona. Lo spettacolo Boreale iniziò a scomparire mentre Hive correva per raggiungerla. Correva veloce per la sua età. Cadde ben due volte a terra, e dolorante mentre perdeva sangue la raggiunse piangendo.
"Mary, mary mary, rispondi ti prego"
Il cane forse capì ed in silenzio si mise accanto a lui mentre trascinava con forza il cadavere della moglie verso casa. Quell'aurora di color dorato sembrava stare per riformarsi, e se quella cosa c'entrava qualcosa era meglio non esserci vicini.
Teneva Mary per le braccia e la trascinava con un dolore incredibile, dentro e fuori.
Le lacrime gli attraversavano il volto come mai in vita sua, e le rughe espressive di quella vecchiaia non gli erano mai sembrate così antiche come quella notte.

Più tardi eventi come quello si andarono a susseguire più spesso in ogni città vicino al muro, ma Mary fu la prima ignota vittima della Nebbia. E Hive fu il primo uomo ad avere il mistero della Nebbia come propria ossessione.

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Til next time,
Francesco e Andrea at 00:00

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