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Scrittura Cooperativa V2

non sappiamo dove arriveremo, e noi stessi non abbiamo idea di come faremo.
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16 Jun 2008
Capitolo 1 - Racconto 2 - Sangue



Queen Square sembrava arredata per una festa paesana, con tante tende e piccoli casotti in legno.
A riportare ad una realtà per nulla festosa erano però le uniformi dei poliziotti ed i loro fucili. Il campo base occupava tutta la piazza ed era stato arredato con mezzi di fortuna, alcuni presi, consegnati o addirittura rubati dalle abitazioni limitrofe. Era il mischiarsi di oggetti diversi a donargli quest’aspetto poco militare.
Den era seduto su di una cassa di munizioni; un dottore, presente nell’accampamento, gli aveva diagnosticato un leggero trauma cranico, sarebbe tornato in forma nel giro di una settimana.
Ora si sentiva bene, ma se ne stava fermo a guardare il palmo della mano sua destra. La fissava ormai da minuti senza batter ciglio.
L’agente Tony era appostato, assieme ad altri quattro agenti, dietro una paratia costituita da pancali in legno posti in verticale ed alcune decine di sacchi pieni di oggettistica varia. Puntava il suo fucile verso la strada al di fuori della piazza, verso il ponte, ma ogni tanto lanciava un’occhiata a Den per assicurarsi che non cadesse preda di una qualche crisi psicofisica.
“Quella granata gli ha fatto battere proprio una bella testata…” pensò.

Ormai erano diversi minuti che non veniva sparato nemmeno un colpo, le rivolte erano state praticamente tutte sedate ma il segnale di rientro per le truppe tardava ad arrivare e l’area era ancora bloccata.
Den fissava ancora la propria mano, si era mosso solo per togliersi il guanto blu che la avvolgeva.
“Che cosa sto facendo? Perché sto qui a fissarmi la mano? Quella botta mi ha proprio mandato in un altro pianeta..”
Provò ad alzarsi, a guardarsi intorno, ma il suo sguardo tornò sul palmo della sua mano, come se una forza lo costringesse.

“Tienimi la mano” gli disse July, porgendogli la propria.

Si risedette, Den aveva avuto ancora una di quelle brevi visioni.
“Mia moglie..” pensò “Perché adesso vedo mia moglie?? Vorrei tanto dormire..”
In quel momento una mano gli toccò la spalla.
“Signore, il segnale è stato comunicato, ce ne andiamo. Ci comunicano un Rally Point al centro della piazza in 10 minuti, arriveranno con gli elicotteri.”
“Ah…bene, grazie dell’informazione, agente.”
Questo breve dialogo permise a Den di riprendersi dallo stato catatonico in cui sembrava caduto. Si alzò in piedi e raccolse il suo fucile; seppur pensieroso era lieto della notizia ricevuta e di poter finalmente tornare a casa.
“Devo ritrovare quel diario quando arrivo.” Disse tra sé e sé, mentre si univa ad un gruppo di agenti che si diregeva al centro della piazza, nel punto in cui un tempo sorgeva la statua di William III.

“Sono le mie.”
“Cosa tesoro?”
“Quelle munizioni!”
“Ma cosa dici July? Quali munizioni?”
“Le munizioni Den, sono le mie! Ridammele!”
July indicava un gruzzoletto di munizioni che Den stringeva tra le mani.
“Beh ok, ma solo se mi dai un bacio..”

Den guardò bene e vide che stava tenendo in mano un gruzzolo di cartucce. Nell’ambiente intorno a lui c’era un forte rumore e questo lo disorientò, un attimo primo era in mezzo alla piazza ed ora si trovava all'interno di una scura cabina.
“Signore…potrebbe restituirmi le munizioni adesso?” chiese l’agente seduto accanto a lui.
“Dove siamo?”
“Signore..siamo a bordo dell’elicottero, signore..”
“Davvero? E quando ci siamo saliti?”
“Una ventina di minuti fa, signore..”
Den si accorse di aver avuto l’ennesima visione, ma anche che il tempo intorno a lui era passato ancora senza che avesse ricordo degli avvenimenti.
“Scusami, ho dato una brutta botta con la testa…tieni le tue munizioni.”
Consegnò i bussolotti all’agente mentre ripensava alla visione che aveva appena avuto; un leggero brivido lo fece sussultare.
“M-Mica ti ho chiesto qualcosa di strano?” chiese.
“Ad esempio, signore?”
“Non so..un bacio..”
“NO SIGNORE!”
“Ah..per fortuna..”
L’elicottero filava veloce, si stava dirigendo ad una base alla periferia di Manchester, città natale di Den. Mancavano ormai meno di una trentina di minuti all’arrivo.
Manchester distava solo tre km dal Muro. Aveva reagito bene alla presenza di quest’ultimo, o perlomeno meglio di molte altre, anche se si era trasformata in una sorta di città militare fortificata.
Due agenti a bordo dell’elicottero con Den, seduti poco a sinistra, parlavano tra loro. Den, così come altri dei presenti, si mise ad ascoltarli in silenzio.
“Hai sentito, hanno trovato un’intero paese distrutto poco a nord di Doncaster..”
“Sì, l’ho sentito dire da alcuni agenti giù al campo. Opera dei rivoltosi?”
“Beh, pare che ci sia stata una guerriglia..questo sì, ma molti cadaveri non erano morti nello scontro, sembravano vittime della Nebbia.”
“Stessi sintomi?”
“Sì, così pare.”
“Mi sembra strano, il muro è piuttosto distante da Doncaster..”
“Forse è una notizia fasulla, qualcuno cerca di creare allarmismi.”
Den sapeva bene come agiva la nebbia, aveva fatto molti studi su di essa per conto dell’esercito inglese e sapeva che uccide solo a 50-55 metri dal Muro. Non pensò nemmeno per un istante che la storia fosse vera e decise così, in mancanza di altro da origliare, di schiacciare un pisolino.
“Quando sarò a Manchester farò un salto in ospedale” pensò, prima di chiudere gli occhi “e spero di non avere un’altra di quelle terribili visioni..”

"Quali visioni?"
"July, queste visioni! Tu non dovresti essere qui!"
"Perchè?"
"Sinceramente non lo so..tu che pensi?"
"E' perchè sono morta?"
"No, stupida cosa vai dicendo, tu non sei morta!"
"Eppure perdo tanto sangue.."
Den era di nuovo in un mondo che non apparteneva alla realtà, ormai riusciva quasi a distinguerlo, ma ancora non ne era del tutto consapevole.
Si guardò intorno: si trovava nella stessa stanza in cui aveva visto la madre lanciarsi dalla finestra, ma stavolta non era scura e cupa, bensì appariva illuminata a giorno da una forte luce proveniente dall'alto. Questa luce era talmente intensa che Den a malapena riusciva a tenere gli occhi completamente aperti.
In piedi c'era July, lo fissava, immobile. Era vestita di bianco, la luce la avvolgeva schiarendogli la pelle ed il volto, mentre due rivoli di sangue le correvano lungo le braccia, lasciando cadere molte gocce al suolo che risplendendevano di un rosso acceso.
Sangue, sangue ed ancora sangue. Den vedeva sangue dappertutto e tutto sembrava provenire dalle braccia di July.
Il suolo, quello era la parte più raccapricciante: ne era completamente ricoperto.
"MIO DIO, JULY! COSA FAI? PAZZA! TI SEI TAGLIATA LE VENE?"
"Ma no, sciocchino! Non urlare! Non me le sono tagliate!"
"C-COSA? Ma..che..allora cosa..cosa ti è successo?"
Il Sangue cominciava ad uscire più copiosamente e pareva che stesse camminando lungo le pareti. Anche la finestra della stanza aveva i vetri completamente rossi.
"Ma non ti ricordi Den?"
"C-Cosa??"
"Le mie vene, non ricordi?"
"COSA DOVREI RICORDARE?"
"Me le hai tagliate tu, tesoro!"

Den riaprì gli occhi, li spalancò completamente scattando sul sedile al quale era legato. Alcuni agenti lo fissarono interrogandosi su cosa gli stesse succedendo.
"Un cellulare, presto!" chiese furiosamente.
"Signore?" rispose uno degli agenti.
"Un cellulare, vi ho chiesto un cellulare! Per favore!"
"Abbiamo solo le radio di ordinanza...non ci è permesso portare cellulari durante le operazioni." aggiunse un altro.
"Su, lo so che lo tenete tutti nascosto da qualche parte, forza, non vi farò rapporto ma per favore datemi un cellulare!"
L'agente a cui aveva restituito le munizioni, un po' titubante, sfoderò da uno stivale un piccolo cellulare e lo consegnò a Den.
Quest'ultimo digitò rapidamente il numero di casa propria e attese con l'orecchio fisso sull'apparecchio.
Primo squillo...secondo squillo...terzo squillo..
"P-Pronto?" una voce femminile e singhiozzante rispose dall'altro capo.
"Pronto July! Sono io, tutto bene?" domandò frettolosamente Den.
"DEN! Mio Dio, sei tu! Ero preoccupatissima, la TV dava pessime notizie sulla rivolta di Bristol...stai bene?"
Den tirò un sospiro di sollievo nel sentire la voce di sua moglie dopo quell'orribile ultima visione, capì che lei era turbata ma che non le era successo niente di grave e così iniziò a rassicurarla.
"Sì amore, è stata una giornata dura ma io sto benone...stavi piangendo?"
"Ero preoccupata.."
"Tranquilla, presto sarò a casa, a dopo.."
Den riattaccò, poi rese il cellulare all'agente che gliel'aveva prestato ringraziando con un cenno della testa.
"Che orribile visione, per fortuna era solo frutto della mia immaginazione.." pensò mentre lentamente iniziava a rilassarsi, stiracchiandosi nel sedile e tirando un grandissimo sospiro di sollievo.

Passarono pochi minuti, ormai l'elicottero volava sopra i tetti di Manchester.
Il pilota iniziò la manovra di atterraggio ed in poco tempo il veivolo toccò dolcemente il suolo nell'area di atterraggio della base.
Den scese assieme ai colleghi, se ne stava in silenzio ma sembrava più sereno di prima, il sentire la voce di July lo aveva come rimesso a nuovo. La sua testa faceva ancora brutti scherzi e la giornata era stata dura e ricca di perdite umane, ma si sentiva felice dell'esser tornato finalmente nella sua città.
Si avviò verso la caserma, nell'area dedicata al comando di polizia, e camminando guardò il cielo nella speranza di non vederlo ancora nero.
"Azzurro, qualche nuvola ma azzurro.."

Til next time,
Francesco e Andrea at 00:00

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