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Scrittura Cooperativa V2

non sappiamo dove arriveremo, e noi stessi non abbiamo idea di come faremo.
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01 Sep 2008
Capitolo 1 - Racconto 9 - Prima della fine



Il rallentatore iniziò ad attivarsi, e per Den l'ineluttabile destino si rivelò.
Erano otto persone in totale.
Carlos e Scott erano nell'angolo alla loro destra, indipendentemente dalla capacità di movimento di quell'affare avrebbero avuto bisogno di un po' di tempo prima di poter attaccare. Dietro di lui c'erano un civile, due soldati, e due uomini governativi non identificati.
I due uomini stavano già muovendo la loro pistola in direzione dell'essere per fortuna.
Den era già pronto, fucile armato e quant'altro. Quando finalmente vide il primo scintillio dall'interno di quella nebbia gialla.
Il boato rimbombò attraverso tutto l'hangar.
Nello stesso istante in cui il colpo superò i pochi metri che li separavano il primo dei due uomini in nero fu letteralmente polverizzato, esplodendo in centinaia di pezzetti di carne addosso ai soldati, posti esattamente dietro a lui ed Hive, che gli stava accanto.

I fuochi si aprirono. Den iniziò a sparare con il fucile all'interno di quella piccola coltre di nebbia. Anche l'uomo in nero provava con la propria pistola a danneggiare l'essere che si trovava davanti a loro.
Nessun danno era stato fatto in maniera visibile. La nebbia copriva anche la forma. Si poteva solo supporre che fosse dotato di un mitragliatore, a giudicare dal rumore del colpo.
L'essere iniziò a muoversi in direzione del gruppo più piccolo dei due, quello composto da Carlos e Scott. Nel frattempo i due si erano ripresi dallo shock iniziale. Carlos aveva iniziato a ragionare su tutto quanto sapeva, cercando nella sua memoria un appiglio per poter tornare in vantaggio contro questo mostro.
Gli spari di Den e degli altri soldati, al colpo, producevano un suono metallico, che riecheggiava in maniera sinistra all'interno dell'hangar.
L'essere iniziò a prendere velocità e prese nuovamente a sparare.
Carlos si gettò sulla destra, rischiando di cadere nei binari del treno, Scott invece rimase fermo, pistola puntata verso il nemico, e continuava a sparare senza produrre nessun risultato. Un colpo gli sfiorò il braccio
"AHI, cazzo. Come si ferma quel mostro?"
Ancora spari, ancora il rumore delle gomme che ruotano, ancora il metallo che rifletteva il danno.
E finalmente capì. Carlos, sdraiato a terra in un equilibrio instabile finalmente comprese contro cosa stavano combattendo.
"SPARATE IN BASSO, SPARATE NELLA PARTE BASSA"

Den comprese senza doverselo far ripetere, aveva caricato da poco il fucile di nuovo, e l'essere li aveva superati da poco, ignorandoli. Prese la mira e sparò. Stranamente sentì come una piccola esplosione, da gomma che viene forata. Assieme a lui l'uomo in nero ed i due soldati fecero fuoco, ed ancora una volta si sentì una rottura.
L'essere iniziò a rallentare, senza però fermare la sua scarica di colpi. Scott ricevette in corpo altri tre colpi, senza mandarne a segno nessuno. Il sangue ora iniziava ad uscire dal suo corpo senza fatica.
Finalmente la scarica di colpì cessò. L'essere avvolto dalla nebbia rimase fermo, a circa mezzo metro da Scott sanguinante a terra.
Carlos sentì distintamente il rumore del mitra che andava riposizionandosi
"BUTTATEVI A TERRA!" gridò.

Nessuna esplosione lo sorprese. Nessun urlo di morte. La nebbia stava scomparendo nel momento più opportuno.
"Ognuna di queste schifezze soldati, se lontana dal muro, ha un giorno di vita. Ma in quel giorno proverà ad uccidervi. Voi dovete saperlo."
quelle parole furono le più azzeccate che avesse mai sentito in vita sua.

Den alzò lo sguardo. Di fronte a se vedeva una motocicletta corazzata dell'esercito, armata con un mitragliatore. Il mitra era puntato esattamente alla testa di un soldato. Un colpo e sarebbe stato ucciso istantaneamente. Il soldato era visibilmente scosso di fronte a quell'arma.
"Cosa cazzo sarebbe questa roba?"
Carlos si era ormai rialzato "Pensiamo prima a lui" disse, indicando Scott.
"Avrei preferito non doverlo fare di nuovo" disse. Si avvicinò a Scott. "Ragazzo, avrei preferito non fosse così. Non dimenticherò mai l'aiuto che mi hai dato in quella battaglia. Mai."
La sua mano si poggiò sul viso del collega, chiuse gli occhi pensando alle proprie allucinazioni, certo che prima o poi sarebbero tornate. Gli incubi non scompaiono mai.

In qualche modo riuscirono a salire sul treno, accendere le varie console di guida, e dirigerlo in direzione di Chesterfield. L'automazione per metà li aveva uccisi, ma ora di sicuro li stava salvando. Erano tutti seduti nella prima carrozza del treno formata a vetro antiproiettile e resistente agli urti più gravi. Attorno a loro le luci della galleria volavano via come proiettili in una battaglia. L'ambiente insonorizzato era sterile, come l'arredamento militare. L'unica cosa meno claustrofobica era appunto la punta del convoglio costruita in vetro speciale.
"Beh, direi che è ora che si inizino a dare le spiegazioni non credete? Non mi aspettavo certo di finire a combattere motociclette in vita mia"
Den era volutamente polemico, e chi tra loro l'avrebbe biasimato. L'uomo in nero pilotava in silenzio il treno. Lo stesso silenzio con il quale aveva osservato la morte del proprio collega.
"Beh, quello che so è che la nebbia può in qualche modo infettare le apparecchiature elettroniche. Mi fu detto prima di abbandonare l'esercito. Al tempo ebbi l'occasione di vedere un mini-robot animato dalle peggiori intenzioni del mondo. Pare che ciò avvenga solo quando queste vengono a contatto con la nebbia stessa, ma non sempre succede che si trasformino in questi mostri. Il loro nome ufficiale è 'Corrotti', per ovvie motivazioni."
"Interessante. La nebbia si è spinta fino a questo punto" se ne uscì Hive dal silenzio
"Che intendete dire signore? Ma poi come fa lei ad essere così tranquillo?!" Uno dei due soldati parlò, rompendo la regola del silenzio in battaglia. Appena lo sentì parlare l'altro soldato non mancò di dare una piccola botta con il gomito.
"Beh, da quello che so la nebbia è un effetto collaterale del muro. Quel signore laggiù avrebbe dovuto darmi qualche informazione in più ma siamo arrivati nel bel mezzo della guerra a quanto pare."
Den si rivolse a Carlos "E lei cosa sa di questi mostri?"
"Niente che non vi abbia detto. So che hanno un giorno di vita dal momento del contatto con la nebbia, e che è proprio la nebbia a guidarli. Sembra che in qualche modo possa riscrivere le informazioni digitali presenti nei computer che vengono a contatto."
"Un solo giorno?" chiese Hive
"Si"
"Deve essere il magnetismo usato per salvare il pianeta mi sa."
Il soldato chiaccherone tese le orecchie "Che intende?"
Il soldato silenzioso dette nuovamente un colpo al compagno.
"Beh, come sapete il muro è nato per 'polarizzare' il pianeta. Per risolvere il problema dell'inquinamento incontrollato che stava distruggendo l'umanità. Per fare ciò è stato costruito il muro. E quella mastodontica costruzione non è altro che un bel magnete che serve a contenere e polarizzare il resto. Penso che sia per questo che hanno una vita corta quei mostri. Perdono la carica magnetica. Ma ovviamente è un'ipotesi."
"E lei come fa a sapere tutto questo?" chiese nuovamente il chiaccherone "E' anche lei un infiltrato dell'esercito?"
"Ci siamo svegliati con la voglia di parlare oggi? Soldato non mi pare che sia suo compito fare domande, quanto eseguire ordini" intervenne Carlos con il fare autoritario che l'aveva contraddistinto a partire dall'inizio della disavventura.
"Niente di tutto questo giovane ragazzo. Sono solo un insegnante un pò troppo curioso." rispose Hive.
"Siamo quasi arrivati"
la voce provenne dalla punta del treno. Era l'uomo in nero a parlare.

Tutti e sei guardavano avanti, cercando la speranza del proprio futuro.
Hive, Carlos, Den, I due soldati, L'uomo in nero. Tutti osservavano la fine del tunnel con la speranza di trovare la soluzione ai loro problemi.
Mancavano poche centinaia di metri, quando il treno iniziò stranamente a rallentare.
"Cosa succede?" urlò il soldato chiaccherone
"Probabilmente è solo un calo di tensione. Tanto anche a questa velocità arriveremo a destinazione. Stia tranquillo." disse l'uomo alla guida.
I metri si percorrevano sempre più lenti. Nel foro in fondo al tunnel iniziavano a distinguere l'unico colore che non avrebbero desiderato vedere ora. Un colore dorato brillante.
Man mano che si avvicinavano tutto sembrava catastroficamente chiaro.

Il rallentatore iniziò ad attivarsi, e per Den l'ineluttabile destino si rivelò.
Den non fece mai parola di ciò che vide l'istante dopo aver impugnato il fucile. Era un'allucinazione, non lo seppe sul momento. Era un ricordo? Forse, ma di chi?
C'erano tante persone attorno a lui. Tante urla, erano tutti a circa centro metri dal muro, erano rivoltosi, ed erano armati.
E poi ci fu quel boato incredibile, ed una crepa iniziò a farsi strada in quell'immenso muro. Una piccola luce dovuta all'uso di tutte quelle bombe ad alta temperatura che piano piano lo intaccavano. Dove avevano trovato tutte quelle armi?
Persone di ogni nazionalità lo circondavano. Persone normali. Ed ora lui correva verso quella luce. Prima di vedere la fine.

Quando finalmente il treno superò l'ultimo metro della galleria videro tutti ciò che Den aveva involontariamente scoperto prima.
Il loro convoglio era interamente immerso in una nebbia dorata non troppo fitta. C'era del vento che la spostava, e questo evitava che essa fosse in alta concentrazione.
Hive saltò in piedi, terrorizzato.
"Ma cosa diavolo hanno fatto? Come sono riusciti a creare quella crepa nel muro?"
Vicino al muro videro centinaia di persone morte, carri armati a bombe termiche erano disposti in fila di fronte al muro, forse l'ultima risorsa dell'uomo contro se stesso.
La base di Chesterfield era caduta sotto i rivoltosi. La dimostrazione era data da un simbolo, disegnato su alcuni muri della base. Al lato opposto al muro si vedeva in lontananza una città sotto assedio dai Corrotti, qualche areo la sorvolava. Intorno a loro non sembrava esserci anima viva.
Il treno, poi, iniziò ad accelerare.[/ALIGN][/ALIGN]

Til next time,
Francesco e Andrea at 00:00

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