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Scrittura Cooperativa V2

non sappiamo dove arriveremo, e noi stessi non abbiamo idea di come faremo.
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25 Oct 2008
Capitolo 2 - Racconto 1 - Infezione isolata



"Sei malato Den, devi farti curare."
"Sto bene. Smettila."
"Ma non possiamo andare avanti così. Oramai stai iniziando ad avere problemi durante tutta la giornata. Riesci a stare tranquillo solo di notte! Come puoi pretendere di riuscire in una qualsiasi cosa?"
"Se ci sono riuscito fino ad ora, posso continuare, non credi?"
"No, Den, non credo proprio."
"Carlos, ma che diritto ne hai tu di giudicarmi?"
"Den, ragazzo. " intervenne Hive "non è una questione di giudizio. Quanto di salvezza. Ormai siamo in viaggio da venti giorni, non possiamo continuare così. Ogni volta che ti diciamo qualcosa siamo sempre in dubbio su cosa tu stia realmente ascoltando. Concedici almeno questo lamento"
"e poi dobbiamo farti il riassunto di tutto. Non è semplice, dovresti saperlo"
"Ce la farò. Non posso abbandonare July. Devo raggiungerla. Poi penseremo a trovare una soluzione."

Venti giorni. Venti giorni da quell'esplosione. L'unico che vide davvero cosa successe fu Den, ma non per grazia divina. Fu per mezzo della malattia. Vide realmente cosa stava succedendo ed il modo in cui riuscirono a salvarsi. Ma non ne parlò mai.
Hive e Carlos erano coscienti di questo, ma da allora, da quando si ritrovarono scaraventati a circa tre chilometri da dove erano, non chiesero nulla. Accettarono ciò che Den aveva da dire loro in maniera simile alla fede di una religione.
Tanto bastava.

"Ormai dovremmo essere nelle vicinanze della città. Dovrebbero mancare una decina di chilometri. Almeno secondo quanto scritto in questa mappa della metro sotterranea. Dobbiamo cercare di usare vie di comunicazioni affollate e non malfamate, in modo da confonderci bene con le persone. Altrimenti la polizia rischia di catturarci, o perlomeno di catturare Hive." spiegava Carlos
"Ragazzo, pensi che non avrei dovuto fare il professore?"
"Di sicuro, Hive, non doveva fare l'impiccione. Non ho ben capito come mai ma ora la polizia la considera il capo dei rivoltosi. E con che coraggio poi."
"Non potrebbe essere un qualche protocollo di riserva? Per coprire danni o quant'altro?"
Quando Den parlava, gli altri due si fermavano sempre a guardarlo intensamente. Verificavano il suo stato di veglia apparente. In quel momento sembrava cosciente. Niente allucinazioni, solo Den.
"Forse. Ma sarebbe interessante capirne i motivi che li hanno spinti a prepararsi un piano così stupido. A parte usare il professore come cavia che vantaggi ne avrebbero?"
"Ogni guerra, ragazzo, ha bisogno di qualche nemico." concluse Hive.

La luce della torcia illuminava una piccola parte del tunnel che stavano attraversando. Nel silenzio tombale rimbalzavano i loro passi assieme allo squittio di qualche topo che si era intrufolato fino là.
I tre camminavano. Le razioni preparate negli zaini sarebbero durate per altri tre giorni. Un tempo ben sufficiente a raggiungere la città dove si trovava July. Ma cosa sperava di trovare Den?
"Den, cosa pensa di fare una volta arrivati? Credo che ormai dovrebbe essersene fatta un'idea"
Hive si voltò, cercando nelle pallide ombre una conferma sopra il volto di Den, ma vi trovò solo uno sguardo vitreo che puntava verso il vuoto.
Qualcosa di più simile ad una macchina, che ad un uomo.
"Gliel'ho già detto professore. Già sel'è dimenticato? Comunque non si preoccupi. "
Fu come rallentare di nuovo, ma senza nessun treno che li coinvolgesse. Den parlava da luoghi lontani, luoghi a loro negati e dei quali non sapevano nulla. Le allucinazioni controllavano Den.
Carlos si avvicinò al professore.
"Professore, penso che una volta arrivati proverò a cercare un vecchio compagno dell'esercito. Un buon medico. Non so se e quanto potrà aiutarci, ma il gioco vale la candela. Non dobbiamo lasciare che la malattia prenda il sopravvento, qualunque cosa sia."
"Concordo ragazzo. Anche se, c'è da dirlo, il suo amico riesce a gestire bene la sua vita anche durante le allucinazioni. Si ricorda il corrotto della settimana scorsa? E' grazie a Den se siamo ancora qui. Forse non dovremmo dimenticarlo."
"Non voglio dimenticarlo professore, voglio aiutarlo."

Continuarono a camminare. Poi sopra di loro fece buio, ma non lo seppero senza prima guardare un orologio.
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Til next time,
Francesco e Andrea at 00:00

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