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Scrittura Cooperativa V2

non sappiamo dove arriveremo, e noi stessi non abbiamo idea di come faremo.
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13 May 2009
Capitolo 2 - Racconto 5 - Let it be


<C'è sempre un motivo a tutto. Le guerre, l'odio, il mondo intero. Tutto si muove secondo una logica, secondo un senso predisposto da qualcuno. Non sempre si potrà chiamare Dio, ma un'entità umana o non che muove le fila del gioco c'è sempre.
A volte gli intrecci sono naturali evoluzioni di un rapporto. A volte mosse su una scacchiera che si potevano prevedere. A volte invece destino fatale, buio imprevedibile.>
"Se dovessi scrivere una biografia di questo immenso problema in cui ci troviamo, signori miei, inizierei così. Vi piacerebbe?"

Carlos e Den erano a terra, inermi, svenuti.
"Si, direi proprio che inizierei così."

15 ore prima.

"Carlos, mi stupisco di te, cazzo! Come hai fatto anche solo a pensare che questo posso fosse sicuro? Io ci sarò anche arrivato in preda a qualche delirio, ma porca miseria, sei un militare scelto! Era l'unica persona connessa con tutti e tre. Non potevi ignorare questa cosa come una semplice coincidenza"
La ragazza, stretta al collo da Den, tentò di difendersi
"Den, ti giuro, non sto dalla parte di nessuno. E' vero che i militari si sono fatti vivi e mi hanno detto di chiamarli, ma non l'ho fatto"
"Chi stavi chiamando allora? CHI CAZZO STAVI CHIAMANDO? Non mettermi alla prova Debora" disse Den
"Ma come chi?" rispose la giovane "i miei colleghi. Hai idea di cosa ti sia capitato? Ho un'ipotesi, ma sembra davvero impossibile, e se è vera sarebbe una scoperta incredibile!"
Carlos intervenne cercando di riportare la calma. Mosse una mano in direzione del braccio di Den, con velocità. Ma lo sguardo di Den era inamovibile. "Non toccarmi" diceva con i suoi occhi "o te ne pentirai".
Forse si sarà sentito tradito, pensava Hive, ma sarebbe comunque stato un altro problema da risolvere mentre invece dovevano averne già risolti molti.

"Den, io sono disposta a chiarirti tutto ma devi permettermi di parlare senza una mano che mi pianta al muro, ti prego"
Debora lo guardò, speranzosa che Den potesse capire. Forse aveva sbagliato i metodi, ma non le intenzioni.
La mano allentò la presa.
"Parla."
Debora finalmente potè prendere una boccata d'aria. Si piegò in mezzo su se stessa, terrorizzata. La mano tremante poggiata sulla gamba a sostenere il suo peso e l'altra alla gola, a cercare un segno di salute.
Ci fu qualche secondo di silenzio prima che finalmente ritornasse in sé.

"Allora Den" disse Debora alzando piano la testa
"Quello che i tuoi amici chiamano stato di delirio è qualcosa di molto più speciale. Avete presente le leggende metropolitane che girano sulle persone uccise dalla nebbia? Le loro azioni prima di morire?"
Un flash, netto, limpido, definito, attraversò la mente di Hive. Come una freccia al cuore sentì la sua anima venir trapassata. Mary che cercava qualcosa, pregava forse, implorava probabilmente. Chi lo sa.
L'aria d'orata, la magia ed il terrore, il suono sordo del cane che cercava di trattenerla qui.
E la morte.
"Hive, sei dei nostri?" chiese Carlos, mentre Den rimaneva sull'attenti nei confronti della ragazza.
"Si scusatemi signori. Vada avanti signorina"
Debora tentennò un attimo.
"Beh, come sapete le persone prima di morire compiono i gesti più strani, alcuni iniziano a cantare sutra che non hanno mai studiato o imparato. Altri cercano un contatto. Insomma, le cose più disparate.
La cosa strabiliante di tutto questo, Den, è che il tuo stato è identico a quello delle altre persone.
Sembra che la nebbia sia sempre lì per prenderti con lei, ma non lo fa mai per davvero."

10 ore prima.
"Ho finito gli ultimi test. Non ci sono altre anomalie riscontrate nel soggetto. E' un caso straordinario. Unico al mondo. Può darsi che sia stato contagiato o infettato dalla nebbia? Nessuno può saperlo. Servirebbe un lavoro più profondo di Anamnesi familiare, ma i dati sulla sua famiglia sono coperti da segreto di stato."

5 ore prima.

"Li abbiamo finalmente seminati. Siamo scappati proprio in tempo" ansimava Carlos.
I tre erano riusciti a fuggire dal gruppo di militari che li cercava. Anche stavolta erano stati scovati come le altre. Una spia? Erano solo in tre ed era davvero improbabile. Uno di loro era ricercato, gli altri due erano lì per caso. Se tutto questo fosse stato calcolato era qualcosa che Carlos non poteva neanche immaginare possibile.
"Professore, non possiamo andare avanti così. Dobbiamo trovare una soluzione. Ora che sappiamo che ciò che lo attacca non è curabile, cosa facciamo?"
"E' un bel casino signori. Credo che dovremo trovare qualche soluzione più drastica. Nettamente più drastica."
"Ha qualche idea?" esclamò Den
"Forse. Ma dovremo fare cose un pò fuori dalla nostra portata. Il vero problema Den, sarai tu. La tua infezione, se così si può chiamare, può rischiare di mandare tutto all'aria o comunque di metterci fuori gioco senza volerlo. Dobbiamo capire che legame hai con la nebbia."


1 ora prima.
"Den, ci sei? Den?"
I tre stavano all'interno di una galleria, ormai fuori dalla città. La galleria era silenziosa e vuota, la notte vicina. Den stava perlustrando il perimetro per identificare possibili problematiche. Carlos era al lato opposto, Hive al centro del loro accampamento.
"Den?"
Hive finalmente comprese. Den era altrove. E per l'intera prossima ora avrebbe vissuto un incubo o forse un sogno.
E per questa volta pensò che era meglio lasciar fare. Lasciare che tutto succedesse. Let it be, avrebbe cantato.


Til next time,
Francesco e Andrea at 00:00

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