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Scrittura Cooperativa V2

non sappiamo dove arriveremo, e noi stessi non abbiamo idea di come faremo.
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07 Jan 2010
Capitolo 2 - Racconto 8 - Natura Innaturale


Carlos guidava da tempo ormai, erano da poco passate le 11 del mattino e le nubi non lasciavano trasparire alcun raggio di sole dal cielo.
"Tre ore di viaggio in auto, una sosta in una città abbandonata, due fermate per l'espulsione dei rifiuti biologici.."
"Andare in bagno intende?"
"Dottore, perfavore non mi interrompa, sto riassumendo! Tre ore di viaggio in auto, una sosta in una città abbandonata, due fermate per..andare in bagno, un'altra fermata per mangiare, una per improvviso malore del Dott. Erley.."
"Quella l'avrei messa tra i rifiuti biologici, comunque adesso sto bene!"
"Pensate un po', tento di fare dello humor e mi trovo a dover controbattere con uno che di solito sta zitto tutto il giorno. Lei ultimamente ha un atteggiamento insensato."
"Ahahah, vero, ma si ricordi che sono un dottore e che con i dottori non si può prendere tutta questa confidenza."
"Confidenza? Abbiamo dormito nascosti nei peggior letamai del Nottinghamshire per giorni e lei mi parla di confidenza?!"
"Finitela, sembrate una coppia in crisi." esclamò risoluto Den, stabilendo un triste silenzio all'interno dell'abitacolo.
Passò qualche secondo prima che Carlos prendesse nuovamente la parola:
"Den..stavamo solo scherzando un po', devi allentare la tensione anche tu o non ci arriverai vivo a Barnard Castle"
"Se è per questo non è ancora detto che qualcuno di noi possa davvero arrivare vivo a Barnard Castle.." sospirò il dott. Erley.

Den strinse con forza la pistola che gli avevano fornito, era come una di quelle Beretta 9mm di inizio secolo, completamente argentata. A parte l'impugnatura, era notevolmente graffiata. Un oggetto tornato in produzione con l'avvento dei corrotti, quando i fucili a puntamento elettronico decisero di passare al nemico ed i soldati scordarono la vecchia filastrocca del "questo fucile è il mio migliore amico".
"Ragazzi," incominciò il sergente Myers "vi ringrazio per l'aiuto che mi state dando nel trovare mia moglie July, ma non siete obbligati. Sono consapevole di star inseguendo un sogno, una visione. Magari sono solo pazzo, non so se è una buona idea che veniate con me."
"Di sicuro non è una buona idea, Den, ma dobbiamo arrivare in fondo a questa storia. Immagina cosa significherebbe scoprire che dall'altra parte del muro c'è vita? Questa guerra civile finirebbe, potremmo abbatterlo."
"Ammesso che, davvero, nessuno lo sappia."
"O che non ci tappino la bocca prima di divulgare la notizia..."

La macchina proseguiva veloce, l'infinita sagoma del muro, quel monumento continuo in grado di dividere terra ed animi, si stagliava violentemente nel cielo grigio; Distanziava ancora diversi kilometri dal veicolo, ma già la fitta coltre di nebbia dorata appariva ben visibile ai piedi della struttura.
Intorno a loro case in posizioni sporadiche e fitta boscaglia.
Carlos fermò la macchina:
"Io ancora mi chiedo come faremo a superare lo strato di nebbia che sta davanti al muro." esclamò.
"Ci sarà un qualche tipo di passaggio sotterraneo, dovremmo cercarlo." rispose il dott. Erley.
"Non c'è alcun passaggio sotterraneo." interruppe però il sergente Myers "La nebbia non era un effetto previsto, non pensavano di dover costruire dei passaggi sotterranei ed i varchi sono tutti in superficie. Andate avanti, la nebbia ci lascerà passare."
"Cosa cazzo stai dicendo Den? Vuoi morire prima di raggiungere la tua July?"
"Non è con Den che state parlando adesso. Andate avanti, la nebbia vi farà passare."

Hive ed il maggiore Alvarèz sobbalzarono di colpo.

"Den? Stai avendo una delle tue visioni, riprenditi." disse Carlos mentre scuoteva le spalle di Den, ma quest'ultimo non sembrò reagire.
"Non è con il vostro amico Den che state parlando. Se volete sapere cosa gli stia succedendo, dovete attraversare la nebbia. Tranquilli, andrà tutto bene."
"COL CAZZO! Noi non passeremo attraverso quella nebbia, ci hai presi per pazzi Den??? Ma che diavolo ti hanno fatto??"
"Passiamo Carlos." intervenne il dottor. Erley con aria risoluta.
"MA.."
"Andiamo, non vedo altra soluzione e finora le visioni di Den non hanno mai sbagliato."
"LA NEBBIA CI UCCIDERA' APPENA LA SFIOREREMO. PENSI DI SALVARTI TENENDO CHIUSI I FINESTRINI?"
"La nebbia non vi farà nulla, abbiate fiducia e venite avanti." riprese il sergente Myers.
Ci fu un attimo di silenzio, Carlos si guardò intorno freneticamente, era fortemente scosso dalla situazione. Fece poi un grande respiro, ingranò la prima e lasciò che la macchina proseguisse lentamente.
"Se vedo qualcosa che non mi convince, ce ne torniamo indietro immediatamente ed al diavolo tutto."
Den, o chiunque stesse parlando al posto suo, cercò nuovamente di tranquillizzarlo.
"Abbia fiducia maggiore Alvarèz, la nebbia non vi farà nulla, starete tutti e tre bene."

L'auto avanzava. Il muro di nebbia, nella sua infinita bellezza, risultava ancor più terrificante del muro di acciaio che si trovava alle sue spalle. Milioni di riflessi sgargianti risaltavano nell'aria, come scintille di un gigantesco focolare. Lingue di luce, pulviscolo lucente, Uno spettacolo unico, forse il più bello del mondo. Uno spettacolo dopo il quale, qualcuno lo direbbe, si può davvero morire.

Carlos stringeva le mani sul volante, respirava pesantemente e a denti stretti. Il dottor Hive aveva le mani chiuse in preghiera. No, non era credente, ma gli venne automatico mettersi in quella posizione e sperare in qualcosa di più grandi di lui, qualunque cosa fosse. Den invece era sempre in preda al suo trans:
"Proseguite, andrà tutto bene."

All'improvviso, la nebbia davanti a loro iniziò a diradarsi. Si spostava dalla strada, come a formare un passaggio tra due edifici. Una scena simile a quella che dovette aver visto Mosè quando attraversò il Mar Rosso, anche se stavolta Dio sembrava entrarci ben poco.
"Ma che.."
Erano tutti senza parole, Carlos ed Hive per lo stupore, Den solo per via del suo stato di trans.
"Non è possibile, la nebbia ci ha aperto un varco.." esclamò Carlos con un filo di voce "Non può esiste qualcosa del genere in natura.." continuò.
L'auto continuava a proseguire, la coltre se ne stava sempre sui fianchi della strada, come se fosse tagliata. In mezzo alla carreggiata vi erano alcune auto abbandonate con scheletrici cadaveri al loro interno, probabilmente tra le prime vittime dovute all'avvento della nebbia, seppur successive alla moglie del prof. Erley.
Carlos non distoglieva lo sguardo dalla strada. Da questa non proveniva alcun suono, tranquillità estrema, pace.
Il fitto strato di nebbia parve, dopo un centinaio di metri, giungere alla fine. I tre l'avevano superata senza intoppi e quando ne uscirono tirarono un grande sospiro di sollievo, il più grande della loro vita. Fu in quel momento che Den si riprese.
"Dove siamo? Ero in trans di nuovo?"
"Den! Non ci crederai, abbiamo superato la nebbia, siamo vicinissimi al muro!"
Si trovavano in effetti in un luogo che potremmo definire tanto sicuro quando serrato. Alle loro spalle la nebbia, il cui passaggio creatosi per permettere al gruppo di attraversare la coltre lentamente andava richiudendosi. Dinnanzi loro, a meno di un centinaio di metri, il muro. Liscio, maestoso e terrificante, qualcosa che pareva costruito da una mente macchinica più che dalle mani dell'uomo. I tre si sentivano fuori luogo, in un mondo terrestre ma che di terrestre non aveva nulla se non la chiarezza di essere qualcosa di diverso, di alieno.
Per quanto sperassero, però, che tutta questa storia fosse una mossa di qualche civiltà aliena, sapevano benissimo che era solamente l'opera di menti umane, le quali in quel momento apparivano più fredde di quanto il muro stesso suggerisse.
La striscia di verde che li circondava, tranne la strada asfaltata in cui si trovavano con l'auto, era completamente cosparsa di fiori sbocciati, come se fosse primavera. Alberi, peschi, meli, piante di pomodoro. Brillavano, rosa, arancione, rosso, fucsia. Brillavano mentre il cielo sopra di loro ancora appariva cosparso di nubi. Un contrasto fortissimo, enfatizzava così tanto la bellezza della natura da sembrare artificiale.

"Come è possibile...e quel passaggio? Merda, si sta richiudendo, come faremo a tornare? Come ha fatto ad aprirsi?"
Den appariva visibilmente agitato.
"Tranquillizzati tu ora," disse Hive toccando la spalla del sergente Myers dal sedile posteriore "grazie a te siamo giunti qui, un motivo ci deve pur essere. Andiamo avanti."
Den, come spesso accadeva, non ricordava nulla del suo stato di trans.
Dinnanzi al muro ormai si potevano vedere dei container. Non container per scorte di cibo, ma di quelli fatti per viverci dentro, con porte e finestre, come se ne trovano in tanti cantieri.
Quello che videro un attimo dopo non gli apparve assolutamente possibile. Un uomo, sulla trentina, capelli neri, vestito con un paio di calzoni di una tuta ed un golf rosso scarlatto li fissava standosene davanti all'entrata di un container, poggiando una mano sullo stipite.
Carlos inchiodò di colpo.
"Ma che cazzo sta succedendo, quella è una persona! Qualcun altro deve aver usato quel passaggio tra la nebbia prima di noi, dev'essere qualcosa di automatico."
"Ti sbagli Carlos," disse Hive "altrimenti tutte le macchine ed i cadaveri che abbiamo incontrato durante la nostra attraversata non avrebbero senso."
"E allora che diavolo significa.."

Il signore iniziò a venire incontro all'auto. Den non ci pensò due volte e scese dall'abitacolo puntandogli contro la pistola, facendosi scudo con lo sportello.
"FERMO, MANI IN ALTO! CHI SEI, COSA VUOI?"
L'uomo sobbalzò un attimo, poi alzò le mani e si mise in ginocchio al suolo
"Non sparate, sono umano, sono vivo proprio come voi. Voglio solo parlare."
"NON MUOVERTI! CHI SEI? RISPONDI!"
"Mi chiamo James Rayfner, non sparare!"
"RAYFNER?" esclamò Den, mentre gli altri due scesero dalla macchina, entrambi con mitra e pistola alla mano.
"Sei Rayfner? James Rayfner, il figlio del dottor John Rayfner?"
"Sì, sono io! Non sparate vi prego, io devo aiutarvi!"
Hive rimase immobile a fissarlo.
"Sei...tu sei il figlio dell'inventore del Safety Wall. Tuo padre è l'ideatore del muro?? RISPONDI!!"
"Sì, sì sono io, ve l'ho detto! Vi prego non sparate!"
"Hai un documento? Mostracelo!!"
"Documento? Ti rendi conto di dove ci troviamo?? Sono Rayfner, diavolo!"
Den esitò, poi abbassò il tiro e finì con il riporre l'arma nella fondina. Gli altri due, a loro volta, smisero di puntare le proprie armi contro l'uomo.
"Tu dovresti essere morto. Il mondo, anche l'esercito, ti credono tutti morto."
James Rayfner, figlio di John Rayfner, si alzò.
"Cosa penserebbe il mondo di voi se vi avesse visto sparire nella coltre di nebbia?"
Il ragionamento apparve sensato a tutti, per un istante ci fu una sorta di complicità collettiva. "Siamo tutti sulla stessa barca" era l'unico commento pensabile.
I tre si avvicinarono, sempre tenendo una mano sull'arma.
"Tranquilli non sono armato e di sicuro non voglio sparare alle uniche persone che vedo...beh, da molto tempo." continuò Rayfner.
"Facci capire." intervenne Carlos "Eri tu che parlavi al posto di Den un attimo fa?"
Rayfner guardò un momento al suolo, fissò i suoi mocassini mentre dava un calcio ad un sassolino, il quale rotolò tra l'erba.
"Sì, è merito mio..e se volete sapere cosa sta succedendo qui, cosa sta succedendo al mondo, cosa sta succedendo al sergente Myers, dovete seguirmi, vi spiegherò tutto."

Til next time,
Francesco e Andrea at 00:00

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